Autore: CENTRAL UNIT
Titolo album: Internal Cut
Nazionalità: Italia
Etichetta: M.P. Records
Anno di pubblicazione: 2004

Voto medio: (8)

Recensito da Donato Zoppo

Dopo 20 anni... un grande ritorno (Vers. stampabile )

I Central Unit non lo sanno ma hanno realizzato un disco fatto apposta per me. A partire dalle due cover: "Areknames" di Battiato ("Pollution", 1973) e "Riders on the storm" dei Doors ("L.A. Woman", 1971), guarda caso due dei miei pezzi preferiti nella discografia di questi artisti. La prima - pur non discostandosi molto dall'originale - presenta un brillante arrangiamento futuristico ma è la seconda che stupisce. Essa rivela l'approccio del gruppo bolognese alla materia sonora: le mani del gruppo sono quelle della miglior massaia, che impasta con forza e vigore. Alla malinconia di Morrison e soci si intreccia quella del Bongusto di "Una rotonda sul mare" (debitamente campionato), per un risultato assai eccitante.

I brani originali sono altrettanto interessanti, poichè perfetta espressione della poetica del gruppo: jazz e rock, sintesi elettronica, loops e avant-pop, con un sound che talvolta può ricordare quello dell'ultimo Davis ("Doo bop" ad esempio), magari gli ultimi Gong - che flirtano con trance e house. Ma c'è di più: echi mimimalisti, new wave e "tedescume". E' così nei densi, splendidi 14 minuti di "Until Trance", vero compendio della loro filosofia. Così anche nell'ottima opener "Lacroix", futuribile fusion con i vocalizzi di Demetrio Stratos perfettamente incastrati. E' interessante notare che anche il Picchio Dal Pozzo dell'ultimo album ha proceduto nello stesso modo, incorporando frammenti stratosiani.

La formazione: Alberto Pietropaoli ai fiati, Enrico Giuliani ai bassi, Roberto Caramelli samplers e canto, Riccardo Lolli alle tastiere, Andrea Ventura alle percussioni. Ospite il fiatista Marco Tamburini, Paolo Ballone e Ruggero Marchetti alle chitarre.

Una curiosità: il gruppo era attivo nella Bologna dei primi anni '80, degno seguace dei Tuxedomoon, eclissandosi poi per una ventina d'anni. Questo ritorno recupera stralci di quel passato electro-wave, come nell'ipnotico tecno-rock di "Tube 6" o nel nebbioso paesaggio di "Still Sand", nelle esasperate brume sonore di "Rock 11".
In "Mas Rapido" vecchio e nuovo sembrano incontrarsi, con una fusion tecnologica ad alto voltaggio; la title-track, minimale se non scarna, cresce in suggestione e intensità, grazie alla performance dei due fiatisti.

E' un disco di grandi soluzioni sonore, dalle mille sfumature, energico e diretto quando serve e quanto basta, dai gradevolissimi impasti strumentali. Uno dei migliori del 2004 italiano.


Per ulteriori dettagli:
http://www.centralunit.com/ - Central Unit
http://www.mprecords.it/ - M. P. Records


I nostri voti:
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Donato Zoppo: (8)
MEDIA: (8)



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